Appunti di storia

Tomba della Vestale Cossinia

Cossinia, appartenente a una nobile famiglia tiburtina, fu destinata al sacerdozio di Vesta presso il tempio della divinità sito in Tivoli.Scaduto il periodo di servizio trentennale non tornò alla casa paterna, ma continuò il sacerdozio curando la conservazione del fuoco sacro, dando così esempio della sua virtù alle novizie. Quando morì, all’età di circa 75 anni, il popolo tiburtino le tributò grandi onorificenze.Il ritrovamento del cippo funerario avvenuto nel 1929, lungo la riva destra del fiume Aniene, tra la stazione ferroviaria e la Villa Gregoriana, suscitò molto interesse perchè per la prima volta, e unica a tutt’oggi,  era stata scoperta la tomba di una sacerdotessa di Vesta. Durante gli scavi, oltre l’elegante Ara poggiante su cinque gradini di travertino, fu individuato un altro complesso di tre gradoni di travertino sotto il quale furono trovati i resti di un corpo di donna inumati in un sarcofago di marmo con, accanto al capo, una bambola d’osso e un piccolo scrigno destinato a contenere i bellissimi gioielli in miniatura indossati dalla bambola stessa. La bambolina recava le fattezze di Giulia Domna (moglie di Settimio Severo – 193-211 d. C.), periodo al quale quindi il monumento si dovrebbe datare, anche in base alla sepoltura a inumazione e non più a incinerazione. La bambola è conservata presso il Museo Nazionale Romano, a Palazzo Massimo. Sulla parte anteriore dell’ara, in un’elegante corona di quercia con nastro, si legge:  
V V COSSINIAE L F
L.Cossinius Electus
alla Vergine Vestale Cossinia figlia di Lucio                                                                   
Lucio Cossinio Eletto  (dedicante, forse un parente)   
Sul retro due frasi:                                                                                                       Undecies senis quod Vestae paruit annis
hic sita virgo, manu popoli delata, quiescit   
L(ocus) D(atus) S(enatus) C(onsulto)   
obbedi a Vesta undici volte l’età che aveva al suo ingresso nel sacerdozio
qui riposa la Vergine, trasportata a braccia dal popolo    
il terreno per la sepoltura è stato assegnato per decreto del Senato.        
In un primo momento si ritenne che i resti fossero della Vestale Cossinia; ma presto vari dubbi affiorarono: un più accurato esame dei dati di scavo, l’incongruenza  tra la datazione dall’acconciatura della bambola (III sec. d.C.) e quella relativa all’iscrizione rinvenuta sull’Ara che risalirebbe al I sec. d.C., e i successivi esami condotti sullo scheletro  fecero ritenere appartente a una giovane donna e quindi non di una persona adulta di oltre settant’anni. Si tratta quindi di due tombe, distinte,  facente parte, forse, di un più ampio sepolcreto. Probabilmente la Vestale era stata cremata o forse il suo corpo era stato inumato in una posizione diversa, rispetto all’Ara, sotto cui scavando nulla si è trovato.        Al di là di queste conclusioni il fascino di questi due sepolcri vicini è ancora più commovente, perché ci racconta  di una  Vestale morta dopo un lungo sacerdozio  e di una fanciulla spentasi presto e sepolta con la sua bambolina accanto alla Vergine Cossinia, protettrice del suo lungo viaggio verso l’eternità.                                           Ambrosius Pompeius

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