Appunti di storia

Pretoriani

I pretoriani per la loro funzione di guardia del corpo dell’imperatore furono protagonisti della storia dell’impero romano. Il corpo fu utilizzato per affermare nuovi imperatori o mantenere al potere i vecchi. La storia dei pretoriani quindi segue, quando non ne è addiritura artefice, la storia imperiale. Alcune “coorti pretorie” esistevano già nella repubblica ed erano formate da gruppi di militari nominati in seno alle legioni con il compito di proteggere i generali delle legioni, ma non si trattava di un corpo permanente.  La guardia pretoriana vera e propria fu creata da Augusto tra il 29 e il 20 a.C., arruolando elementi della X Legio e legionari italici.  Augusto nel 27 a.C. ne fece la guardia ufficiale dell’imperatore, con ferma di 16 anni e retribuzione tre volte superiore al soldo normale; Augusto creò 9 coorti numerate da I a IX di 500 uomini che era il massimo numero delle corti consentito, poiché dieci coorti formavano una legione, ed era contro la legge stanziare legioni nell’Urbe e pure in solo italico. Augusto non permise che sostassero a Roma più di tre coorti, le rimanenti erano acquartierate, sia d’inverno sia d’estate, nelle cittadine vicino a Roma. I Pretoriani furono l’unico corpo armato di stanza permanente a Roma. Le coorti erano agli ordini del Praefectus Praetorio, membro del ceto equestre, coadiuvato dal Pinceps Castrorum, ogni coorte era guidata da 1 tribuno e 6 centurioni e uno di questi, chiamato Trecenarius, comandava anche 300 Speculatores, che in battaglia esercitavano compiti di un vero e proprio servizio segreto. Sotto Tiberio, il Praefectus Praetorio Seiano (20-23) raggruppò i pretoriani presenti a Roma in un unico grande campo, Castro Pretorio, fuori le mura della città, tra il Viminale e l’Esquilino; in quest’occasione i pretoriani assunsero come simbolo lo scorpione che era il segno zodiacale di Tiberio.  Sotto l’imperatore Aureliano il castra fu incluso nella nuova cinta muraria della città.  I Castra Pretoria furono realizzati in vari sedi lontane, al seguito degli imperatori nei viaggi e nelle guerre, identiche a quelle dell’Urbe nell’organizzazione e nell’addestramento (Castra Vetera in Renania, Novaesium, Lambaesis).  All’interno del castro vi erano i santuari dei vari Dei, a secondo delle preferenze dei vari Pretoriani. Uno dei culti più amati dai Pretoriani fu quello di Mitra.           Il numero delle coorti variò nel corso del tempo. Dalle iniziali 9 coorti di Augusto passarono a 12 sotto Caligola, quindi a 16 per opera di Vitellio che aumentò anche l’effettivo di ogni coorte a 1.000 uomini. Furono riportate ancora a 9 da Vespasiano, che ritornò all’ordinamento augusteo. Il numero delle coorti aumentò nuovamente a 10 sotto Domiziano, e rimasero così fino quasi all’abolizione del corpo.                                              I Pretoriani costituirono la guardia del corpo a protezione dell’imperatore, dei suoi generali e prefetti, la guardia d’onore, la milizia politica e la punta di diamante dei reparti militari al servizio non tanto, o non solo, del principe, quanto piuttosto dell’istituzione imperiale stessa. I pretoriani erano anche addetti alla reggia, Augusto ve ne stanziò ben 1000, erano detti “aulici”: uno o due manipoli (2/4 centurie 300/600 pretoriani) comandati da un centurione detto Trecenarius formavano la guardia d’onore dell’Imperatore ed erano quelli che montavano la guardia a Palazzo; avevano anche il compito di scortare l’imperatore in tutte le cerimonie ufficiali, nei viaggi e pure nelle guerre, dove oltre a proteggere l’Augusto, potevano partecipare alle battaglie. In assenza del principe, controllavano le strade, aiutavano a circoscrivere gli incendi gravi e svolgevano funzioni di polizia politica. Una coorte intera controllava regolarmente i luoghi di spettacolo, al fine di reprimere gli eventuali episodi di violenza e sorvegliava le assemblee popolari. Questi soldati si trovavano così a essere presenti in situazioni di tensione particolare (congiure di palazzo, malcontento popolare) o nei luoghi, dove si svolgevano dibattiti giudiziari solenni o discussi. Il corpo inizialmente composto di militari della X Legio, e tra i migliori legionari italici provenienti dall’ Etruria, dal Lazio, dall’ Umbria, dal Piceno e dalle colonie più antiche, con Claudio vengono arruolati anche elementi provenienti dalle regioni del nord dell’Italia, Aemilia, Transpadana e Venetia et Histria. Nel II secolo d.C. ancora l’80% dei pretoriani era di origine italica, gli altri erano reclutati nelle province di più antica romanizzazione, come Norico, Gallia Narbonese, Baetica.                                                                                          In momenti tra loro susseguenti e sotto imperatori diversi, già alcune centinaia di uomini reclutati tra le popolazioni nordiche (in prevalenza Germani e Danubiani), furono arruolati come Pretoriani: i Germani corporis custodes (epoca neroniana), reclutati tra gli Ubii e Batavi, nel territorio corrispondente all’odierna Olanda, di eccezionale forza e di provata fedeltà all’Urbe; gli equites singulares  Augusti, unici Pretoriani a cavallo, dalla fine del I sec. d.C.; da Valeriano e Gallieno attorno al 253 d.C. i protectores ufficiali dal grado di centurione in su a disposizione diretta dell’imperatore.                                                        Da Adriano in poi il servizio nelle legioni era sempre più appannaggio di provinciali e popoli di frontiera, e la Guardia pretoriana fu l’ultimo residuo dell’antico esercito romano tradizionale, come probabilmente la intese lo stesso Adriano, elevandola al vertice della struttura piramidale militare. Con Settimio Severo, sul finire del II sec. d.C., avviene il congedo in massa dei pretoriani italici e la sostituzione, invece, con elementi scelti tra le forti legioni illiriche. Talvolta il pretoriano era addetto a compiti civili delicati, in questo caso il suo abbigliamento doveva essere discreto, una tunica bianca, un sagum o una paenula (mantello con cappuccio) che bastavano per nascondere un’arma.                                    La prima è più originale caratteristica dell’equipaggiamento dei pretoriani era  il suo aspetto che volutamente richiamava l’antichità; pur essendo nati in età imperiale, i pretoriani vestivano indumenti di stile repubblicano. Portavano un elmo di tipo Montefortino, retaggio della tradizione repubblicana, e in seguito imperiale italico dotato di una grande cresta, come mostra un bassorilievo esposto al Louvre di età claudiana. Indossavano poi uno scudo ovale, anche questo di stile repubblicano mentre i legionari in epoca imperiale ne indossavano uno rettangolare. Su scudi e insegne ponevano il simbolo dello scorpione. Come armi usavano il gladio classico; una lancia dotata di una sfera metallica all’estremità inferiore, che poteva essere utile nei loro servizi di vigilanza. Il colore dominante, del pennacchio e degli scudi, su cui era impresso lo scorpione, era il blu anche per contrapporsi al rosso dei legionari. Quando montavano la guardia o erano di servizio in Roma erano armati di lancia e gladio, non sempre con elmo e corazza, ma durante le campagne militari dell’imperatore avevano un armamento più pesante, di cotta di maglia e successivamente con lorica segmentata, con gladio e ben due lance pesanti che usavano con straordinaria precisione. I Pretoriani non furono mai fanteria leggera, poiché dovevano fare anche da scudo umano all’imperatore, soprattutto nelle battaglie. In seguito fu creato da Settimio Severo il corpo a cavallo, però con spade lunghe. L’ultimo atto della lunga storia dei pretoriani fu del 312 d.C., in cui i Pretoriani fedeli a Massenzio combatterono valorosamente la battaglia di ponte Milvio guidati da Massenzio stesso, facendosi sterminare pur di non arrendersi. Tutta via persero la battaglia, e il vincitore Costantino sciolse per sempre il corpo dei pretoriani e fece distruggere la caserma.             Ambrosius Pompeius                                                                                                        (img. COH V Gs. Romanitas)

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