Appunti di storia

Vibia Sabina

Vibia Sabina nacque probabilmente a Roma nell’86 d.C., da Salonina Matidia, nipote dell’imperatore Traiano, e da Lucio Vibio Sabino, un politico di rango consolare.
Era cugina in secondo grado di Adriano, al quale andò in moglie ad appena 14-15 anni nel 100 d.C., quando questi apparteneva al rango equestre.
Entrambi erano parenti di Traiano, ma Vibia era nipote diretta e il matrimonio fu combinato, come usava allora, dall’imperatrice Pompeia Plotina, moglie di Traiano, che l’aveva posto come condizione per la successione di Adriano allo zio Traiano. Anche alla madre Matidia  il matrimonio era gradito. Da un matrimonio combinato, voluto dalle rispettive famiglie perchè nulla potesse compromettere l’ascesa al trono imperiale di Adriano come successore del biscugino Traiano, non derivò secondo gli storici un rapporto amoroso. Sabina dal carattere forte e austero, che Adriano definiva “morosa et aspera”, aveva del matrimonio idee diverse da quelle di Adriano, per cui si trovò spesso in diverbio con lui. Adriano aveva altri gusti in fatto di donne e soprattutto rivolti al favorito Antinoo. La letteratura dell’epoca descrive Adriano come “ varius multiplex multiformis:”. Gli autori antichi che hanno lasciato scritti di Adriano, Cassio Dione, Tertulliano, Clemente Alessandrino e Atenagora, ci descrivono un rapporto conflittuale tra l’imperatore “Graeculus”, innamorato di Antinoo, e Sabina “la spagnola, precocemente invecchiata, dura, austera” e, secondo costoro, Adriano avvertiva Sabina come un peso; ciò nonostante lei godette in tutto e per tutto dello status di consorte dell’imperatore.
Il matrimonio con Adriano non diede eredi; le fonti raccontano che Vibia ebbe un aborto conseguente a una gravidanza, che l’Augusta coscientemente evitò di mettere al mondo dei figli per non “in felicitare il genere umano“. Nel 122, secondo altri non prima del 128 d.C., Adriano rimosse dalle cariche, Svetonius Tranquillus ab epistulis (segretario), Septicius Clarus da quella di prefetto della guardia, e molti altri, perché intrattenevano rapporti troppo familiari e confidenziali, per l’etichetta del tempo, con Vibia Sabina (le fonti raccontano che la gravidanza fosse dovuta alla relazione della stessa con il segretario di Adriano, Svetonio Tranquillo). Il cronista latino Sparziano, ci racconta che Adriano, se fosse stato un privato, avrebbe respinto sua moglie per il carattere capriccioso e intrattabile (morosa et aspera). Tuttavia l’unione durò quasi quarant’anni e Adriano non negò nulla alla consorte: opulenza, titoli, onori; Vibia ebbe emissioni monetali, fu insignita del titolo di Augusta nel 128 d.C. e fu divinizzata dopo la morte.   Adriano forse non la amava, forse era riconoscente a Sabina per essere divenuto Imperatore a seguito del matrimonio,  ma, in qualche modo, aveva bisogno di lei; soprattutto Vibia sapeva farsi amare dalla popolazione, aveva insomma carisma. L’immagine di Vibia, funzionale al programma politico e sociale di Adriano, rappresentava la pietas, la pudicizia, personificazioni molto apprezzate dalla società romana;  rappresentava la concordia, raffigurata con patera e cornucopia, simboli dell”abbondanza e della prosperità,  rappresentava l’Augusta, rappresentava la famiglia imperiale,  il buon rapporto tra i coniugi e di riflesso della stabilità del regno.
Con la sorella Matidia e il favorito Antinoo, accompagnò l’imperatore in quasi tutti i viaggi, ricevendo grandi onori, come dimostra il numero considerevole di statue e iscrizioni a lei dedicate in varie province dell’impero.
I ritratti di Vibia cambiarono, nel tempo,  con sculture più idealizzate, fino alle ultime che la vedono divinizzata; nel tempo cambiarono anche le acconciature, che gli studiosi distinguono in diversi tipi, e che corrispondono ai diversi viaggi nell’impero.
Sabina morì tra il 136 e la prima metà del 137 d.C., prima del marito, di cause sconosciute e venne sepolta nel mausoleo che Adriano si era fatto costruire (oggi Castel S. Angelo). Alcune voci rivelano che Adriano l’avesse avvelenata, ma è poco probabile poiché Adriano era affezionato a Sabina e alla sorella Matidia.
Adriano grandioso e coltissimo, era anche fortemente egocentrico, a Roma non era molto amato, e nella riorganizzazione dell’amministrazione dell’impero si fece molti nemici, in primis i declassati senatori. Molto probabilmente furono questi ad alimentare maldicenze e dicerie sui rapporti familiari dell’imperatore innamorato più del Bitinio Antinoo che della moglie e a farne le spese fu soprattutto Sabina.                                                                     Vibia Sabina è associata da sempre a quello di una donna triste e moglie trascurata. Una mostra di statue, corniole e monete di Vibia, tenuta alcuni anni fa nell’antiquarium del Canopo di Villa Adriana,  dal titolo “Vibia Sabina da Augusta a Diva”, anche se non cambiava le tesi conosciute, ha cercato una diversa interpretazione sulla base di risultanze storiche e archeologiche, secondo le quali non è provato che Adriano fosse un cattivo marito, ma  è invece certo che nulla negò alla consorte in termini di ruolo pubblico, ruolo che nell’antica Roma non aveva avuto la mitica Livia, moglie di Augusto.
Momenti di felicità Sabina deve averli trascorsi, nei brevi periodi di ritorno presso la Villa nota come Villa Adriana a Tivoli, dove l’imperatore Adriano riprodusse monumenti e luoghi celebri del tempo (Liceo, Accademia, Pritaneo, Canopo, Pecile, Terrazza di Tempe, ecc. ). I luoghi appartenevano alla gens Vibia, cioè alla sua famiglia,  che proprio lì possedeva una villa-domus repubblicana  fin dal II secolo a.C., che fu inglobata nella Villa Adriana e i cui resti sono ancora ben riconoscibili.      Ambrosius Pompeius

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