Appunti di storia

Fuoco Sacro

Il fuoco, elemento della natura in grado di cambiare la vita dell’uomo ha avuto un valore simbolico e religioso nelle antiche società orientali e occidentali. Con la fondazione di Roma  il fuoco assume un ruolo importante e, intorno ad esso, si sviluppa un vero e proprio culto di Stato, influenzato da una particolare simbologia religiosa. L’importanza del fuoco, nei culti greci, è attestata nella tradizione che vede Estia, la venerabile Dea, presenza importante nei rituali simbolizzati dal fuoco. Perché una casa diventasse un focolare, era necessaria la sua presenza. Quando una coppia si sposava, la madre della sposa accendeva una torcia sul proprio focolare domestico e la portava agli sposi, nella nuova casa, perché accendessero il loro primo focolare. Quest’atto consacrava la nuova dimora. La tradizione, ripresa da Virgilio nell’Eneide, ci racconta di Enea che aveva portato via da Troia il fuoco sacro e che l’avrebbe instaurato a Lavinio. Tale uso sarebbe perdurato anche in epoca storica successiva, con il fuoco sacro portato dai coloni dalla città madre nei loro nuovi insediamenti.   I Latini, soli tra tutte le popolazioni di ceppo indoeuropeo, che  migrarono nella penisola italica, ebbero, e conservarono fino ai tempi storici, il sacro culto del focolare e delle sacerdotesse che di esso erano le custodi. Bisogna, infatti, distinguere tra il culto del focolare greco dedicato a Estia (Dea greca), al quale accudivano i Pritani (membri della bulé, appartenenti a ognuna delle dieci tribù che a turno assumevano la presidenza della stessa bulé), e quello di Vesta (Dea Romana), che aveva come custode l’ordine delle vergini Vestali, presenti solo in Roma e in altre città del Lazio. Alcuni storici dopo aver messo a confronto le due Dee, ritenendo la divinità romana del focolare discendente da quella greca, devono però alla fine concludere che le diversità fra il culto di Vesta presso il popolo Romano e quello di Estia nei Pritanei delle città greche sono notevoli. Vesta, probabilmente, sostitui una figura mitica precedente, Caca, la cui antichità è attestata dal legame di questo personaggio con il mito di TricaranoQuando Tricarano (Ercole – Heracles) uomo di origine greca, pastore di corporatura robusta e imponente e di grandi forze, superiore a tutti in valore e bellezza, giunse sulle rive dell’Albula (Tevere), fu accolto dal re Evandro in modo benevolo e ospitale; Re Evandro, che regnava a Palanteo (allora semplice villaggio di pastori sul Palatino), era un esule dall’Arcadia. Un giorno Ercole riposava, mentre le sue greggi e i suoi buoi pascolavano presso il fiume Tevere; Caco (figura mitologica con tre teste che sputava fuoco) rubò i buoi all’ospite e li trascino in una grotta. Caca che era la sorella del gigante Caco, anch’essa figlia di Vulcano, fu la rivelatrice del nascondiglio dei buoi di Ercole nascosti da Caco, secondo Lattanzio e Servio,  storici romani del III e VI secolo d.C., (Lactantius 1.20.36 “colitur et Caca, quae Herculi fecit indicium de furto boum, diuinitatem consecuta, quia prodidit fratrem”….Sestius nelle note sull’Eneide 8.190 “ hunc soror sua eiusdem nominis prodidit: unde etiam sacellum meruit, in quo ei per virgines Vestae sacrificabatur”); Caca che tradisce la fiducia del fratello e consente la sua uccisione viene venerata con culto divino e aveva anche un fuoco sacro sempre acceso in suo onore. Questo ci consente di risalire alla Tarda Età del Bronzo e definire che al servizio del culto del fuoco e del focolare erano addette sacerdotesse di famiglia regale, il cui posto sarà poi preso dalle Vestali scelte tra le famiglie patrizie. Il Sacro Fuoco Romano, secondo la leggenda era stato acceso per la prima volta da Romolo come simbolo dell’eternità dell’Urbe, era la fiamma perpetua che ardeva nel tempio di Vesta. Esso rappresentava per l’antica Roma la sicurezza, il calore nelle case, la cottura del cibo, il benessere; il fuoco, inoltre, rappresentava la fiamma che arde nel cuore degli esseri umani, la loro passione, il generare altra vita. Il fuoco erano gli Dei, era Vulcano, era il Sole, era il Genio, era Giunone, il fuoco era Giove, era Minerva, era Bellona, era il seme della vita, era VESTA e le Vestali erano le guardiane di tutto questo, sacerdotesse attente a mantenere sempre acceso il fuoco sacro alla DEA.  La sacralità del focolare stesso risulta dal complesso di norme, che lo riguardavano, nel Tempio di Vesta e nella religione familiare romana. Il fuoco sacro rappresentava la vita della città, univa tutti i cittadini in un’unica famiglia. Era custodito dalle Vestali, che ne compivano il culto a nome appunto, della città.    Il culto del fuoco, di Vesta e delle Vestali continuò a essere onorato dal popolo romano anche dopo l’avvento del cristianesimo per circa quattro secoli; l’imperatore Teodosio, nel 394 d.C., proibì il mantenimento di qualunque culto pagano, decretando, di fatto, la fine del sacerdozio delle Vestali e di tutti i culti che per oltre mille anni avevano accompagnato la storia e la grandezza di Roma.                  Ambrosius Pompeius

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