Appunti di storia

Calendario romano

I Romani contavano i giorni del mese, attraverso tre date fisse, corrispondenti a tre fasi lunari: le Calende Kalendae, le None Nonae e le Idi Idus, in base alle quali si stabilivano i vari giorni.                                                                                                                               Le Calende (Kalendae, arum, f. pl. – deriva dal verbo calare chiamare e indicava in origine il novilunio, giorno in cui il Pont- max- chiamava a raccolta il popolo per comunicare le feste religiose del mese) cadevano al primo giorno di ogni mese per cui si diceva, Kalendis Ianuariis al primo gennaio, Kalendis Februariis al primo febbraio, Kalendis Martiis al primo marzo, e cosi via. Le None (Nonae, arum, f. pl. – il giorno del primo quarto di luna) cadevano al settimo giorno del mese di marzo, maggio, luglio e ottobre e al quinto giorno negli altri mesi. Per cui Nonis Martiis (Maiis, Iuliis, Octobribus) significava al 7 marzo (maggio, luglio, ottobre); mentre Nonis Februariis (Aprilibus, Iuniis, ecc.) significava al 5 febbraio (aprile, giugno,ecc.).  Le Idi (Idus, uum, f. pl. corrispondenti al plenilunio) cadevano otto giorni dopo le None, e quindi al 15 dei mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre; al 13 negli altri mesi. Perciò Idibus Martiis (Maiis, Iuliis, Octobribus) significava al 15 marzo (maggio, luglio, ottobre), mentre Idibus Februariis (Aprilibus, Iuniis, ecc.) significava al 13 febbraio (aprile, giugno, ecc.).

Da queste tre date Kalendae, Nonae, Idus i restanti giorni del mese erano specificati nel modo seguente:

  • Con pridie (il giorno precedente) indicavano il giorno precedente alle Calende, alle None e agli Idi, seguito da Kalendas, Nonas, Idus;
  • Con  postridie (il giorno seguente), indicavano il giorno dopo le Calende, le None e gli Idi, seguito pure da Kalendas, Nona, Idus.                               Esempi                                                                                                                             pridie Kalendas Ianuarias (abbr: pridie Kal. Ian.), 31 dicembre (giorno precedente alle Calende di gennaio);         pridìe Nonas Martias (pridie Non. Mart.), 6 marzo (il giorno precedente alle None di marzo);                                                                          ante diem seguito dal numero di giorni, seguito da Kalendas, Nonas, o Idus per indicare gli altri giorni di un determinato mese. Si contavano quanti giorni mancavano per arrivare alle prossime date fisse, Calende, None o Idi, comprendendo nel calcolo sia il giorno di partenza sia quello di arrivo, e il numero trovato si esprimeva coll’aggettivo ordinale, preceduto da ante diem, e seguito da Kalendas, Nonas, o Idus, specificando infine di che mese si trattava Ianuarias, Februarias, ecc.           Per indicare il 27 gennaio, i giorni mancanti per arrivare al primo giorno fisso, ossia le Calende di febbraio, comprendendo il 27 gennaio e il primo febbraio, erano sei, e quindi:                                                                                                                           27 gennaio: ante diem sextum Kalendas Februarias ( a. d. VI Kal. Feb.) ovvero  27 gennaio: die sexto ante Kalendas Februarias (abbreviato: sexto Kalendas)     3 marzo:  ante diem quintum Nonas Martias (a. d. V Non. Mart.);                         24 marzo:  ante diem nonum Kalendas Apriles (a. d. IX Non.Apr.)   ovvero          24 marzo: die nono ante Kalendas Apriles (nono Kalendas)                                    2 aprile:  ante diem quartum Nonas Apriles (a. d. IV Non. Apr.) ovvero                  2 aprile: postridie Kalendas Apriles.                                                                        10 dicembre:  ante diem quartum Idus Decembres (a. d. IV Id. Dec.).

Anno Bisestile                                                                                                        Anticamente i mesi erano lunari per un totale di 355 giorni (una lunazione dura 29 giorni e 12 ore circa). Giulio Cesare, nel 45 a.C. introdusse l’anno solare di 365 giorni con un’eccedenza di 6 ore riassorbita attraverso l’aggiunta di un giorno ogni quattro anni. Ciò avveniva introducendo tra il 24 e il 25 del mese di febbraio un giorno intercalato, e poiché il 24 febbraio è dies sextus ante Kalendas Martias, il giorno aggiunto fu denominato dies bis sextus ante Kalendas Martias.  Di qui il nome bisestile, perché aveva un dies bis sextus  “due volte sesto”.                                                                                                          Ambrosius Pompeius

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